I bimbi che passano più tempo con i papà crescono più intelligenti. Questo è il risultato dello studio condotto da un team di ricercatori britannici di tre prestigiosissime università: Imperial College London, King’s College London e Oxford University. Lo studio è stato pubblicato su “Infant Mental Health Journal” e, come afferma il The Telegraph, i ricercatori hanno preso in esame 128 papà del Regno Unito (di diverso ceto sociale e di diverse aeree geografiche) e li hanno ripresi con una telecamera, mentre erano con i propri figli. Quello che gli studiosi hanno osservato maggiormente nel dettaglio è stato il comportamento di alcuni papà, mentre interagivano con i propri figli (senza giocattoli). Un’osservazione che è iniziata quando i figli avevano tre mesi e che poi è ripresa quasi due anni dopo, mentre questa volta i padri leggevano ai propri figli dei libri. Dopo aver fatto ciò, gli esperti hanno realizzato dei test cognitivi specifici per i bambini (uno che prevedeva un riconoscimento di colori e figure e uno di comprensione di un libro). Il risultato è stato stupefacente. Infatti, i bambini
(indipendentemente dal fatto di essere femmine o maschi) che hanno ottenuto i risultati nettamente più brillanti sono quelli che hanno trascorso più tempo con i propri papà fin dai primi mesi. Ecco quello che ha affermato alla BBC il professore Paul Ramchandani (che capitanava la ricerca): “Anche così presto come nei primi tre mesi di vita le interazioni tra il papà e il figlio possono produrre risultati positivi osservabili già due anni dopo”. La figura paterna è punto di riferimento etico e di traenza sociale per ogni adolescente. Se viene meno tale riferimento, se la figura paterna si offusca o se il suo ruolo diventa fragile o manca del tutto, il cammino dei figli si fa incerto provocando in loro inquietudine e smarrimento. Questa sembra essere una condizione di questo periodo storico che ci deve rendere attenti osservatori della figura paterna indebolita o che sta perdendo quella forza virile, indispensabile per la costruzione dell'identità, della stima e della fiducia verso se stessi e verso la Vita. L'adolescente sente la necessità di affidarsi a lui, di poter conversare e di guardarlo in volto senza timore e senza riserve, per trovare sempre nuove rassicuranti conferme. Si tratta di un compito spesso arduo che spetta in prima persona al padre. La sua è una figura che rappresenta agli occhi del figlio l'universo maschile in cui dovrebbe predominare la norma, la legge e, soprattutto, l'indipendenza dai vincoli ricattatori e incestuosi, che stanno alla base della disarmonia nello sviluppo. Il padre è equiparabile a un rifugio sicuro. Se la figura paterna è così necessaria per acquisire una propria identificazione, spinta indispensabile per l'entrata nel sociale, perché tanti ragazzi hanno un vero e proprio rifiuto nel relazionarsi con la figura paterna? Lo si nota in alcune situazioni di protesta sociale, a volte anche violenta, dove l'autorità andrebbe intesa come controfigura del padre e vissuta come avversario da combattere o da rifuggire; un rifiuto che sa tanto di richiesta esasperata dovuta alla sua mancanza. La sicurezza che deriva da una figura paterna stabile e affidabile è assai importante per lo sviluppo relazionale del ragazzo. Infatti, è la sua la figura più adatta a fare da guida e da spalla per affrontare la realtà e confrontarsi con il mondo esterno, contribuendo così a formare nella sua mente un modello di riferimento diverso da quello materno primigenio. L’utilità del
ruolo educativo paterno si evidenzia in modo diretto nella fase dell’adolescenza, quando il figlio deve compiere il difficile passaggio dall’infanzia verso la realtà adulta. È proprio in questo periodo che il padre ritrova le fila di un progetto di crescita diverso da quello materno, facendosi portavoce e sostenitore delle esigenze di separazione del figlio dal legame e dalla nicchia familiare, mentre la madre è più orientata a mantenere il legame con lui e a proteggerlo dall’impatto con il mondo esterno.
(indipendentemente dal fatto di essere femmine o maschi) che hanno ottenuto i risultati nettamente più brillanti sono quelli che hanno trascorso più tempo con i propri papà fin dai primi mesi. Ecco quello che ha affermato alla BBC il professore Paul Ramchandani (che capitanava la ricerca): “Anche così presto come nei primi tre mesi di vita le interazioni tra il papà e il figlio possono produrre risultati positivi osservabili già due anni dopo”. La figura paterna è punto di riferimento etico e di traenza sociale per ogni adolescente. Se viene meno tale riferimento, se la figura paterna si offusca o se il suo ruolo diventa fragile o manca del tutto, il cammino dei figli si fa incerto provocando in loro inquietudine e smarrimento. Questa sembra essere una condizione di questo periodo storico che ci deve rendere attenti osservatori della figura paterna indebolita o che sta perdendo quella forza virile, indispensabile per la costruzione dell'identità, della stima e della fiducia verso se stessi e verso la Vita. L'adolescente sente la necessità di affidarsi a lui, di poter conversare e di guardarlo in volto senza timore e senza riserve, per trovare sempre nuove rassicuranti conferme. Si tratta di un compito spesso arduo che spetta in prima persona al padre. La sua è una figura che rappresenta agli occhi del figlio l'universo maschile in cui dovrebbe predominare la norma, la legge e, soprattutto, l'indipendenza dai vincoli ricattatori e incestuosi, che stanno alla base della disarmonia nello sviluppo. Il padre è equiparabile a un rifugio sicuro. Se la figura paterna è così necessaria per acquisire una propria identificazione, spinta indispensabile per l'entrata nel sociale, perché tanti ragazzi hanno un vero e proprio rifiuto nel relazionarsi con la figura paterna? Lo si nota in alcune situazioni di protesta sociale, a volte anche violenta, dove l'autorità andrebbe intesa come controfigura del padre e vissuta come avversario da combattere o da rifuggire; un rifiuto che sa tanto di richiesta esasperata dovuta alla sua mancanza. La sicurezza che deriva da una figura paterna stabile e affidabile è assai importante per lo sviluppo relazionale del ragazzo. Infatti, è la sua la figura più adatta a fare da guida e da spalla per affrontare la realtà e confrontarsi con il mondo esterno, contribuendo così a formare nella sua mente un modello di riferimento diverso da quello materno primigenio. L’utilità del
ruolo educativo paterno si evidenzia in modo diretto nella fase dell’adolescenza, quando il figlio deve compiere il difficile passaggio dall’infanzia verso la realtà adulta. È proprio in questo periodo che il padre ritrova le fila di un progetto di crescita diverso da quello materno, facendosi portavoce e sostenitore delle esigenze di separazione del figlio dal legame e dalla nicchia familiare, mentre la madre è più orientata a mantenere il legame con lui e a proteggerlo dall’impatto con il mondo esterno.
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